Cari amici,
la settimana appena passata è stata densa di appuntamenti politici e tecnici.
Come sapete si è svolta a Verona Fieracavalli, la principale rassegna legata al mondo equestre e che ha visto la vostra UPG presente in svariati appuntamenti.
Quest’anno il nostro mondo è stato particolarmente al centro dei dibattiti, l’ippica ha positivamente monopolizzato lo stand del MASAF con una serie di incontri che tra galoppo e trotto hanno toccato tutti i temi principali e mettendo sul tavolo molte delle questioni ancora irrisolte.
Personalmente ho particolarmente apprezzato questo volersi confrontare.
Ad esempio per quanto concerne le difficoltà nei pagamenti, il famoso ammanco da circa 41 milioni che ci portiamo dietro dal 2019 (e non per “colpa” degli ippici), a quanto affermato sia dal Sottosegretario sia Direttore Generale, verrà ripianato tramite una rateizzazione che dovrebbe vedere un’aggiunta di cassa ogni anno, la prima dovrebbe, il condizionale è sempre d’obbligo, arrivare già quest’anno.
Idem sulla spinosa questione della programmazione mi pare si possa riscontrare la volontà di tornare a una pratica virtuosa che consenta non solo di avere il calendario in anticipo, ma che lo stesso sia propedeutico a raggiungere gli obiettivi di selezione e spettacolarità che gli ippici richiedono e non sia costruito solo per massimizzare le necessità degli ippodromi.
Proprio su quest’ultimi ho gradito la sfida che le Istituzioni hanno pubblicamente lanciato ai rappresentanti degli Ippodromi, ovverosia di essere pronti a mettere sul tavolo il testo delle nuove convenzioni e soprattutto di essere decisi a firmalo in pochissimo tempo, sempre che i gestori dei nostri teatri non oppongano le solite richieste ad personam.
Un testo di convenzione che a detta del Ministero vedrebbe la classificazione degli stessi Ippodromi (finalmente!), punterebbe sulle loro capacità ricettive, sulla loro abilità a richiamare il pubblico e gli scommettitori, in definitiva sulla loro capacità o meno di essere un valore aggiunto per la filiera ippica.
Ma soprattutto una convenzione che vedrebbe, parole dello stesso Sottosegretario La Pietra, slegata la loro remunerazione dal numero di giornate effettuate. Insomma tutto quanto da anni chiediamo e riteniamo sia fondamentale per far tornare il grande pubblico a vedere il nostro spettacolo. A quanto sostenuto il testo è pressoché pronto e dovremo aspettare davvero poco per leggerlo.
Anche sulle questioni legate agli incentivi alla filiera, ad esempio l’IVA agevolata, non si sono detti contrari, anche se per via delle note difficoltà economiche di finanza pubblica non sarà un intervento facilissimo, ma se anche solo si potesse iniziare dalla riduzione dell’IVA sulle vendita dei puledri, fino alla loro entrata in pista per capirci, sarebbe un tale cambio di rotta che non esiterei a definire epocale.
Insomma si è davvero parlato di tutto, senza dimenticare due temi centrali come la digitalizzazione e la lotta al doping. Non su tutti gli argomenti si è riusciti a dare risposte concrete e realizzabili a breve, ma va innegabilmente sottolineata la volontà di discutere e soprattutto è stata veicolata l’idea che un processo di riforma sia partito proprio da questa edizione di Fieracavalli, un processo che presumibilmente avrà un orizzonte temporale massimo di tre anni e che nei piani della Politica dovrebbe portare a un’ippica strutturata con un modello pubblico-privato, che per certi versi dovrebbe riportare a quanto avevamo con l’Unire e gli Enti Tecnici (che errore la loro soppressione), ma con una maggiore capacità di intervento dei privati e un ruolo prettamente di controllo del settore pubblico. Per questi motivi mi rammarico che alcuni tra i rappresentanti delle altre Associazioni del galoppo abbiano deciso di non parteciparvi, si è persa a mio parere un’occasione per dare un segnale forte di unità e anche, mi rivolgo a quelli più critici o delusi, per incalzare con ancora maggior forza chi gestisce il settore.
Ma questo fine settimana è anche stato caratterizzato da grandi corse, con Milano che mandava in scena Tesio e Di Capua. Due prove storiche che per ragioni differenti vanno a mio parere evidenziate. La prima ha riportato alla ribalta un cavallo che sta nel cuore a tutti noi appassionati, quel Tempesti in giubba Dormello che ha avuto ragione nettamente di un cavallo di livello come il tedesco Sammarco. Certamente il terreno ha avuto il suo peso, inutile negarlo, ma altrettanto nettamente possiamo dire di aver visto una prestazione davvero sopra le righe del figlio di Albert Dock. Questa vittoria di prestigio, oltre ad aver ancora una volta portato sugli scudi un socio UPG, cosa che quest’anno è accaduto tutto sommato abbastanza spesso e ovviamente ci inorgoglisce, ci fa capire come le corse siano soprattutto una questione di cuore. Sentire il boato della tribuna, magari anche di chi aveva in mano un biglietto con una scommessa differente, ci fa capire quale sia uno dei fini del nostro sport, ovverosia tornare a emozionare. Abbiamo bisogno di più protagonisti che ci facciano battere forte il cuore, i nostri Proprietari hanno dimostrato di potercela fare, vanno messi nelle condizioni di lavorare al meglio!
Nel Di Capua invece va sottolineata soprattutto la portata tecnica della prova. Non solo il vincitore, l’inglese Brave Emperor, è un soggetto iper consolidato a livello di Gruppi 2 e 3 in Francia e Germania, ma l’intero quartetto finale porta linee solidissime con vincitori di Gruppo 2 in Francia (il Wildenstein per Poker Face), e Gruppo 3 in Italia e Germania (Westminter Knight e Roman Mist) oltre a svariate piazze in Gruppi internazionali. Se poi ci aggiungiamo che pure il quinto, See Hector, è vincitore di G3 in Germania e piazzato di G2 in Italia, capiamo bene come il Di Capua 2023 si possa tranquillamente valutare come la miglior corsa, in termini di rating, disputata in questa stagione alle nostre latitudini.
E qui arriviamo a un altro aspetto che mi sta molto a cuore, cioè la necessità di prestare un’attenzione maniacale al nostro calendario pattern. Sappiamo tutti bene che fatichiamo enormemente a mantenere lo status delle nostre corse solo con il valore dei nostri cavalli, quindi non solo a mio parere dobbiamo cercare di scegliere con estrema cura le corse da valorizzare in termini di premio al traguardo, ma dobbiamo allo stesso modo cercare di sfruttare ogni “buco” presente nella programmazione internazionale. In buona sostanza dobbiamo essere complementari al grande galoppo estero. Non è un percorso semplice, ma è un percorso che ha dimostrato di funzionare, quindi sfruttiamolo.
La newsletter odierna termina qui e devo ammettere che di argomenti ne abbiamo trattati parecchi. Spero di aver stimolato la vostra voglia di discussione e partecipazione e in attesa di incontrarvi vi invio un caro saluto,
Antonio Viani
– Presidente Unione Proprietari Galoppo –